14 ottobre 2013
Secondo il calendario delle attività del II semestre 2013, sono ripresi i Lunedì della Dante con Isa Guastalla che ha tenuto, con la solita vivace cultura umanistica, una conferenza su Elsa Morante (1912-1985), scrittrice dal carattere solitario, lontana dai pettegoli salotti romani e schiva della fama acquisita per suo merito e per il matrimonio con Alberto Moravia.
Elsa è bella, amante dei gatti, della poesia e della musica di Mozart.
È una sognatrice, con la curiosità e la passione di un’adolescente come facilmente si coglie nei suoi scritti, che riportano diversi spunti autobiografici.
Guastalla ha presentato i suoi due libri più conosciuti “L’isola di Arturo” e “La Storia”, utilizzando come chiave di lettura l’intersecarsi delle vicende tra realtà e sogno.
Lo sguardo magico con cui il giovane protagonista del primo romanzo osserva e costruisce il suo mondo nell’isola di Procida nasconde eventi ben più complessi e crudi.
Arturo (Artù come il re mitico della Tavola Rotonda), prima bimbetto e poi adolescente, vive solitario ma sereno nell’incanto della natura isolana ed immagina il padre amatissimo coinvolto in misteriose imprese, in Paesi lontani. Un giorno il padre ritorna dai suoi viaggi con una giovanissima moglie quasi coetanea del ragazzo, che gli ispira sentimenti nuovi come antipatia, gelosia e disperazione.
Nunziatina, infatti, lo coinvolge su più fronti: potrebbe essere la madre che non ha conosciuto o la matrigna o, infine, la donna di cui innamorarsi. La forza di questo sentimento e, insieme, la scoperta della pochezza del padre, non più eroe, segnano il momento della sua maturazione che coincide con la partenza da Procida, il luogo di sogno della sua infanzia ormai finita.
Nel 1974 Morante pubblica “La Storia”. Si tratta della storia della Seconda guerra mondiale e degli anni immediatamente successivi. Protagonista è la maestra Ida, vedova, e i suoi due figli, di cui il piccolo Useppe è nato da una violenza subita da un soldato tedesco. Ida è sola e spaventata, distrutta moralmente e materialmente dalla guerra e attraversa le difficoltà quotidiane con una disarmante debolezza. Useppe rappresenta per lei l’alternativa al dolore, la possibilità di vivere una vita parallela infantile e innocente, che tuttavia non può sottrarla alla cruda realtà. Il bambino muore per malattia, così come muore malamente l’altro figlio Nino. La madre si piega passivamente di fronte alle sventure e alla disumanità della Storia, quasi come i vinti delle opere di Verga.
Guastalla ha letto alcuni brani dei due romanzi per evidenziare l’intreccio continuo tra una precisa narrazione storica e la ricostruzione onirica della realtà fatta dai protagonisti, intreccio che rappresenta la cifra stilistica di questa scrittrice, ne esalta il fascino dell’immaginazione e la forza suggestiva del linguaggio.
Lori Carpi
ultimo aggiornamento della pagina: 28 ottobre 2013