18 novembre 2013
Genio o ingegno?
Con questa domanda la dott. Lucia Fornari Schianchi ci introduce con la passione di sempre nel poliedrico mondo di Leonardo.
Detto che delle sue opere si conosce ormai tutto, la relatrice sceglie di soffermarsi sui Trattati dell’artista, scritti da “omo sanza lettere” per lasciare ai posteri testimonianza dei suoi pensieri sul mondo dell’arte e sull’importanza dell’esperienza sia come sperimentazione sia come studio scientifico della realtà in tutte le sue forme.
Il Trattato di Pittura, dal Codice Vaticano, si suddivide in una parte filosofica e una di precetti. Le indicazioni ancor oggi sono una preziosa guida per visitare un museo, per capire la qualità e la bellezza di un’opera, per scrutare la ragione profonda delle cose.
A conferma delle sue affermazioni, la dottoressa Fornari legge diversi precetti di cui riportiamo quelli che riteniamo particolarmente significativi.
“Si può insegnare la pittura, ma non l’arte”
“Esempio e differenza tra pittura e poesia.
Tal proporzione è dalla immaginazione all’effetto, qual è dall’ombra al corpo ombroso, e la medesima proporzione è dalla poesia alla pittura, perché la poesia pone le sue cose nella immaginazione di lettere, e la pittura le dà realmente fuori dell’occhio, dal quale occhio riceve le similitudini…”
“Qual è di maggior danno alla specie umana, o perder l’occhio o l’orecchio.
Maggior danno ricevono gli animali per la perdita del vedere che dell’udire, per piú cagioni; e prima, che mediante il vedere il cibo è ritrovato, donde si deve nutrire, il quale è necessario a tutti gli animali. Il secondo, che per il vedere si comprende il bello delle cose create, massime delle cose che inducono all’amore…”
“Conclusione infra il poeta ed il pittore.
Poiché noi abbiamo concluso la poesia essere in sommo grado di comprensione ai ciechi, e che la pittura fa il medesimo ai sordi, noi diremo tanto di piú valere la pittura che la poesia…”
“Come il buon pittore ha da dipingere due cose, l’uomo e la sua mente.
Il buon pittore ha da dipingere due cose principali, cioè l’uomo ed il concetto della mente sua. Il primo è facile, il secondo difficile, perché si ha a figurare con gesti e movimenti delle membra; e questo è da essere imparato dai muti, che meglio li fanno che alcun’altra sorta d’uomini…”
“Come la figura non sarà laudabile s’essa non mostra la passione dell’animo.
Quella figura non sarà laudabile s’essa, il piú che sarà possibile, non esprimerà coll’atto la passione dell’animo suo…”
“Che se le figure non esprimono la mente sono due volte morte
Se le figure non fanno atti pronti i quali colle membra esprimano il concetto della mente loro, esse figure sono due volte morte, perché morte sono principalmente ché la pittura in sé non è viva, ma esprimitrice di cose vive senza vita, e se non le si aggiunge la vivacità dell’atto, essa rimane morta la seconda volta…”
“Qual pittura è piú laudabile.
Quella pittura è piú laudabile, la quale ha piú conformità con la cosa imitata. Questo propongo a confusione di quei pittori i quali vogliono racconciare le cose di natura, come sono quelli che imitano un figliuolino d’un anno, la testa del quale entra cinque volte nella sua altezza, ed essi ve la fanno entrare otto…”
La relatrice passa quindi alla proiezione di vari capolavori, facendo osservare come i più minuziosi precetti dell’artista relativi agli occhi, al volto, ai capelli, alle mani, e ancora ai tessuti, ai vestiti, ai drappeggi e ai gioielli trovino riscontro nelle sue opere.
Abbiamo colto la bellezza della luce e delle ombre (San Giovanni Battista), la leggerezza delle nuvole e dell’aria (la Madonna del garofano), l’evanescenza della nebbia e dell’orizzonte (l’Annunciazione), l’accurata riproduzione di fiori e piante (presenti in numerose tele e nelle bellissime raffigurazioni a penna e a sanguigna di erbe fiorite, oggi alla Royal Library di Windsor), teorizzati con estrema precisione nel suo Trattato.
Nelle due versioni della Vergine delle Rocce del Louvre e della National Gallery si manifesta tutto il suo sapere botanico e scientifico di rappresentazione delle rocce che digradano all’orizzonte conferendo alla tela una forte profondità.
Indimenticabili i raffronti degli sguardi di Ginevra Benci, Cecilia Gallerani e la Belle Ferronnière, occhi acuti testimoni dell’anima.
Leonardo: genio o ingegno? Con l’interrogativo iniziale la dott. Fornari conclude l’incontro e lascia in tutti noi il desiderio di trovare risposte, sicuramente non facili, con una ricerca continua nella multiforme opere dell’artista.
ultimo aggiornamento della pagina: 27 dicembre 2013