Isa Guastalla
Il profumo dei tigli
I Lunedì della Dante, 1° dicembre 2014
Questo incontro si potrebbe intitolare “Con tutto l’affetto che ho” perché Isa Guastalla, con grande partecipazione personale, ha presentato ai soci della Dante un poeta, Giancarlo Conti, coprotagonista di una stagione culturale parmigiana fervida e all’avanguardia, ma ormai lontana, che lei stessa ha conosciuto da vicino e frequentato.
Guastalla ha portato con sé tutte le raccolte di poesie di Conti e ce le ha mostrate partendo dall’edizione del 1952 “Un mite ottobre”, del ’56 “Il primo passeggio dopo il mare”, del ’60 “Il profumo dei tigli” fino a “Chiudere gli occhi” che nel titolo rivela il sollievo dato dalla scrittura a questo uomo tormentato.
Isa ha quasi accarezzato questi libretti degli anni Cinquanta, fiera di possederli assieme al raro segnalibro dedicato da Bassani all’opera dell’autore parmigiano.
Dopo un’essenziale biografia dell’artista, segnata dalla morte precoce della madre, la relatrice si è soffermata sulla poetica di Conti e ha citato diversi suoi critici, da Pasolini a Macrì, da Cusatelli a Lagazzi. Ha ricordato il poeta come uomo di profonda cultura e grande lettore di classici, capace di assimilare temi, sintassi e metrica dai grandi, anche del passato (da Petrarca a Leopardi, da Bertolucci a Bassani), restituendoli tuttavia con parole sue, “con parole vive”. La natura, la città e la provincia di Parma fanno da sfondo e pretesto ai suoi sentimenti permeati di accesa sensualità e quasi sempre venati da malinconia e inquietudine.
Molto intensi e riusciti i versi dedicati alla famiglia d’origine, alla malattia e alla morte del padre, colpevole di essere stato assente dalla sua vita; serenità e quiete si avvertono invece nell’amore maturo e nella felicità di affetti provati in età avanzata.
Il figlio Alessandro, presente in sala, ha contagiato il folto pubblico con la sua evidente emozione. Bellissimo pomeriggio.
L C
Tra le tante poesie lette da Isa,
ne riportiamo una dedicata a Francesca:
Quando usciamo dal cinema
non piove più, non fa freddo,
ci bastano i nostri impermeabili
leggeri con il bavero rialzato
e le mani intrecciate per tenerci uniti
se dobbiamo attraversare
di notte tutta la città
fino a casa tua,
camminando a scarti
come fanno i ragazzi per evitare
le pozzanghere rimaste sotto gli alberi
e arrivati al parapetto stendere le braccia
verso l’acqua turbinosa degli Appennini
che si coprono di neve in questi giorni
per me di un incredibile amore.
Giancarlo Conti
ultimo aggiornamento della pagina: 4 gennaio 2015