Carlo Iasoni
il 3 novembre, per i Lunedì della Dante
La relazione di si è aperta presentando lo straordinario intreccio fra scienza, tecnica e organizzazione sociale che ha permesso, tra la fine dell’Ottocento e i primi anni del secolo successivo, la creazione di eserciti di dimensioni ed armamenti tali da non aver uguale nella storia del mondo. È proseguita evidenziando come dalla rottura dell’equilibrio fra le potenze europee, fra le cui cause non può essere trascurato il conflitto italo-turco per il possesso della Libia, sia nata quindi una guerra, non solo diversa da tutte quelle precedenti, ma anche fornita di tali potenzialità distruttive da indurre gli stessi protagonisti a definirla “grande”. Anche grazie al ricorso ad immagini, sono stati descritti i campi di battaglia, solcati da migliaia di chilometri di trincee e camminamenti, spazzati dal fuoco continuo delle mitragliatrici e delle artiglierie, percorsi da nuvole di gas venefico, dove la gioventù europea è stata massacrata.
È seguita una breve sintesi degli avvenimenti posteriori all’intervento dell’Italia, che, lungi dall’essere breve e risolutivo, ha impegnato per anni i nostri soldati in un conflitto duro ed aspro, contro un nemico, l’Impero Austro-Ungarico, disposto a tutto pur di non soccombere.
Delle vicende sul nostro fronte sono state approfondite quelle che hanno visto protagonisti i reparti in cui massicciamente erano presenti i nostri concittadini: il 67° battaglione M.T. e le brigate di fanteria Taro, Piacenza, Sicilia. L’attenzione della relazione si è incentrata soprattutto sulle vicende del maggio 1916 fra la val Lagarina e la Vallarsa, sul massiccio della Zugna, culminate nello scontro di Passo Buole, dove, per un caso assolutamente straordinario, si sono trovati a combattere, fianco a fianco, pur appartenendo a reparti diversi, migliaia di nostri concittadini.
La conclusione ha sottolineato l’importanza del contributo dei soldati di Parma, inquadrati nell’Armata d’Oriente, sul lontano fronte macedone, alla vittoriosa fine del conflitto.
C.I.
per ingrandire l’immagine e guardarla nella corretta inquadratura, dopo averla aperta con un normale “click”, premi su di essa col pulsante destro del mouse e scegli “Visualizza immagine”, indi cliccare nuovamente
Spunta l’alba del sedici giugno
comincia il fuoco l’artiglieria
Il Terzo Alpini è sulla via
Monte Nero a conquistar
Monte Nero monte rosso
traditor della vita mia
ho lasciato la mamma mia
per venirti a conquistar
Per venirti a conquistare
ho perduto tanti compagni
tutti giovani sui vent’anni
la lor vita non torna più
Arrivati a trenta metri – dal costone trincerato – con assalto disperato- il nemico fu prigionier
Colonnello che piangeva
a veder tanto macello
fatti coraggio Alpino bello
che l’onore sarà per te
Il 16 giugno 1915, durante la prima guerra mondiale, i battaglioni Exilles, Pinerolo, Susa e Fenestrelle del 3º Reggimento Alpini comandato dal colonnello Donato Etna, con un’azione notturna occuparono la cima del Monte Nero, nelle Alpi Giulie. L’impresa, che fu citata dalla stampa internazionale come esempio di brillante azione bellica, ebbe però un costo assai elevato in termini di vite umane; questo canto pare sia stato scritto e musicato dagli stessi alpini superstiti, tra cui Giuseppe Malandrino, di Rivoli (TO).
ultimo aggiornamento della pagina: 28 gennaio 2015