Il professore ha introdotto la conferenza di lunedì 6 divembre 2021 con informazioni relative alla data dell’opera dipinta nel 1572-73; alla committenza citando come fonte il Compendio coppiosissimo di Angelo Mario di Edoari da Herba; all’artista Lattanzio Gambara, ricordato per primo da Mauro Oddi (1639-1702) e confermato più di recente da Giovanni Copertini, che fa notare lo stesso stile del pittore negli affreschi della controfacciata della Cattedrale di Parma.
Spiega, facendo riferimento alle sue dirette osservazioni dell’opera e alle numerose letture dei classici, che la sala si può leggere come un tempio senza tetto, dove hanno un profondo significato allegorico il colore del soffitto e il monocromo delle pareti, perché delimitano le due aree strutturali dell’affresco, cioè il Tempio e il Cielo. La sala rappresenta l’ordine del mondo: la parte inferiore il cosmo fisico, quella superiore il luogo degli dei. Al centro, in un cielo terso, campeggia seduta sul globo terrestre la vergine Astrea, con bilancia e spada in mano, simbolo della Giustizia. Attorno le divinità pagane costituiscono una complessa allegoria della battaglia di Lepanto e dell’unità dei Cristiani contro il turco. I miti e i riferimenti geografici della volta mostrano la vittoria di Lepanto come episodio di valore nella prospettiva della storia della civilizzazione, come inizio di una nuova età purché fondata sul ritorno di Astrea-Giustizia e sulla sconfitta di Saturno-Crono.
Saturno-Crono rappresenta anche il Tempo che domina sull’intero cosmo e su tutti i viventi. Il suo influsso è particolarmente negativo sull’uomo, in quanto distrugge tutte le sue opere belle e buone. Solo Virgo-Astrea, cioè la Giustizia, può opporsi al suo potere e ricostituire l’unità dell’anima. L’esempio del Satiro con specchio convesso mostra come è possibile sottrarsi al suo influsso negativo elevandosi alla contemplazione e alla conoscenza scientifica. Saturno, Virgo-Astrea e il Satiro con specchio convesso costituiscono “il codice dell’anima” della Sala dei Giganti.
Dall’alto al basso, si scende dal regno dello spirito alla materia attraverso la natura.
Nella balaustra sono raffigurati 32 sacerdoti o saggi.
Sulle pareti lunghe del salone sono dipinti alcuni dei su grandi piedistalli ornati. Pallade si contrappone a Nettuno, Giano alla Fortuna, Plutone a Cerere e ognuno è riconoscibile per suoi attributi. Sulle pareti corte, ai lati delle due porte, invece, si vedono i telamoni (gli schiavi) che sostengono sulle spalle un anziano (un giudice) e quattro guerrieri: rappresentano le classi sociali della polis, l’ordine nella polis. Sopra le porte una battaglia e un trionfo.
In ultimo, nella parete settentrionale dell’edificio e precisamente nella parte dell’antico palazzo dell’Arena, si trova il ritratto di Monsignor Antonio Lalatta, che storicizza l’insieme.
Il professore Silva ha comunicato ai presenti che uscirà prossimamente il libro dedicato a questa sua interpretazione, così diversa da quella tradizionale, frutto di un lungo studio.
Questo incontro, come i sei precedenti, hanno avuto l’obiettivo di far conoscere il valore storico e artistico del Convitto e soprattutto, la bellezza e l’unicità della Sala dei Giganti.Lori Carpi
ultimo aggiornamento della pagina: 12 dicembre 2021