Il 25 marzo si sono riaperte le porte dell’ISREC e un pubblico “amico” si è ritrovato seduto sulle poltroncine blu come due anni prima. Il covid ci ha lasciati sospesi per lungo tempo, ci ha privato delle nostre abitudini di vita, ci ha tolto il piacere dell’incontro. Ma noi il 25 eravamo lì, ben distanziati con mascherine e green pass, con gli occhi sorridenti e desiderosi di incontrarci e di ascoltare Isa Guastalla e Italo Comelli.
Isa sorride e ci saluta. Inizia citando le parole del suo maestro Delio Cantimori: La Commedia è una somma di vita e di pensiero; io aggiungo che è la somma di tutte le conoscenze dirette e indirette del mondo medievale del poeta. Guastalla ci introduce, quindi, nel tema amoroso nella Divina Commedia attraverso il Canto V dell’Inferno con Paolo e Francesca e ne legge i versi più significativi:
Amor, ch’al cor gentil ratto s’apprende
prese costui de la bella persona
che mi fu tolta; e ’l modo ancor m’offende. 102
Amor, ch’a nullo amato amar perdona,
mi prese del costui piacer sì forte,
che, come vedi, ancor non m’abbandona. 105
Versi pronunciati dalla peccatrice che non vuole giustificarsi, ma spiegare la sua triste vicenda che deve finire inevitabilmente in tragedia: Amor condusse noi ad una morte…
Dante non intende risarcire i due amanti clandestini della loro morte, anzi li pone all’inferno ma, dopo aver assistito alla loro punizione e ascoltato le parole di Francesca, angosciato cade.
…sì che di pietade
io venni men così com’io morisse.
E caddi come corpo morto cade. 142
Questa caduta ha messo alla prova molti commentatori; una delle tante interpretazione spiega che la pietà provata da Dante verso i due amanti non è solo compassione né riabilitazione in nome di un amore appassionato, ma è il turbamento del poeta che si rende conto che Francesca non è la donna angelicata dal Dolce Stil Novo, non è l’angelo di salvezza spirituale che conduce a Dio.
Prende, quindi, la parola Italo Comelli e ricorda che il 25 marzo inizia il viaggio di Dante nell’aldilà. Dapprima attraversa il Limbo, da lui definito primo cerchio che l’abisso cigne (Inf. IV,25), l’orlo dell’Inferno, una zona, quindi, non propriamente di pena, ma neppure di beatitudine o di passaggio ad essa e qui vede le persone giuste del tempo antico che non hanno ricevuto il battesimo:
… ei non peccaro; e s’elli hanno mercedi (meriti),
non basta, perchè non ebber battesmo,
ch’è porta della fede che tu credi;
e s’e’ furon dinanzi al cristianesmo,
non adorar debitamente a Dio.
Inf. IV, 34-38
Il relatore continua indicandoci quanti personaggi Dante incontra o cita nei tre regni dell’Oltretomba e, precisamente, 56 nel Limbo, 118 all’Inferno, 44 in Purgatorio, 90 in Paradiso. Personaggi del tempo antico (classici e biblici), personaggi storici e soprattutto contemporanei, i più numerosi. Figure appartenenti ad ogni condizione sociale: religiosi, condottieri, papi, regnanti, imperatori, borghesi, docenti, sapienti, poeti, artigiani, filosofi. Elenca di ogni Cantica le anime più note come insegna Cacciaguida perché da loro si può trarre insegnamento:
Però ti son mostrate in queste rote,
nel monte e ne la valle dolorosa
pur l’anime che son di fama note, 138
che l’animo di quel ch’ode, non posa
né ferma fede per essempro ch’aia
la sua radice incognita e ascosa, 141
né per altro argomento che non paia».
Par. XVII, 136-142
Comelli ci presenta i personaggi divisi per categorie, per genere e per provenienza territoriale (nell’inferno i più numerosi sono toscani e fiorentini):
Godi, Fiorenza, poi che se’ sì grande
che per mare e per terra batti l’ali
e per lo ‘nferno tuo nome si spande!
Inf. XXVI, 1-3
e si sofferma brevemente sui più famosi.
Dopo aver applaudito e ringraziato i due relatori, ci diamo appuntamento per l’11 aprile.
Lori Carpi
ultimo aggiornamento della pagina: 4 aprile 2022