Conferenza a cura di Giuliano Mazza
Galleria d’immagini della conferenza “Chi ha paura di Finnegans Wake? ” – 8 aprile 2024.
Le fotografie nella sala dell’ISREC sono della socia signora Nathalie Giaffreda e del signor Bruno Calda ai quali vanno i più cordiali ringraziamenti della Dante di Parma.
Al Lunedì della Dante dell’8 aprile il sociologo Alessandro Bosi ha presentato Giuliano Mazza, autore di romanzi e poesie, ma soprattutto traduttore autodidatta di Finnegans Wake. La veglia di Finnegan’ di James Joyce, dove il flusso di coscienza è portato all’estremo, è un torrente continuo di pensieri, impressioni, associazioni che fluiscono nella mente dei personaggi.
Giuliano Mazza a 17 anni andò a lavorare in diversi hotel all’estero, in Svizzera, Germania, Inghilterra e Australia. Racconta che un giorno, attirato da un articolo del Corriere della Sera sul libro di Joyce Finnegans Wake, considerato intraducibile, promise a se stesso che lo avrebbe tradotto. Il lavoro è durato 19 anni, la pubblicazione è del 2018.
Finnegans Wake trae spunto dall’omonima ballata popolare irlandese di metà ‘800. La narrazione tratta di una famiglia dublinese e si svolge tutta all’interno di un sogno del protagonista Humphrey Chimpden Earwicker, oste di una mescita a Dublino che dopo aver trascorso una giornata bevendo, passa una notte agitata, e cade in un sonno profondo. Altri personaggi sono la moglie Anna Livia Plurabelle e i tre figli, una ragazza, Isobel, e due gemelli più piccoli, Kevin (Shaun) e Jerry (Shem). Il testo non sviluppa un plot lineare, ma un intreccio complesso ed oscuro delle visioni e delle sensazioni del protagonista che immagina di assumere varie identità, figure storiche e leggendarie. Vari sono i livelli di lettura: familiare, storico, mitologico, erotico, numerologico, linguistico, simbolico, biblico. Continui i giochi di parole, i neologismi, gli inserti in latino, in sanscrito e in numerose altre lingue. Ogni parola può condensare più significati «soamheis» (so-am-he-is, così come sono, egli è» o «nobirdy aviar soar anywing to eagle it!» «nobody ever saw anything to equal it!» (Nessuno mai vide nulla d’uguale).
I temi principali sono la caduta, la rigenerazione, la morte e la resurrezione in cicli senza fine. Una visione circolare che ricorda la teoria dei corsi e ricorsi storici di Giambattista Vico. Per il quale determinati eventi ritornano ciclicamente.
L’incipit del romanzo si ripete nella frase finale “Riverrun, past Eve and Adam’s, from swerve of shore to bend of bay, brings us by a commodius vicus of recirculation back to Howth Castle and Environs”. (Fluidofiume, passato Eva ed Adamo, da spiaggia sinuosa a baia biancheggiante, ci conduce con un più commodus vicus di ricircolo di nuovo a Howth Castle Edintorni.) Il testo termina con: “A way a lone a last a loved a long the” (un modo solitario per ultimo amato a lungo), una frase splendida, poetica, che non ha un punto finale per legarsi alla prima.
Joyce con alle spalle la Torre di Babele e una costellazione di lettere di tutti gli alfabeti – questa la copertina di Finnengans Wake tradotto da Giuliano Mazza. Dalle simboliche rovine della Torre di Babele, con la confusione delle lingue, Joyce ha dato vita ad un intreccio di suoni e parole con significati multipli e infiniti linguaggi.
Si può ricercare in un’altra lingua un testo che stravolga quella in cui nasce e la lingua in generale?
Una sfida titanica per il traduttore.
Marisa Dragonetti
ultimo aggiornamento della pagina: 14 aprile 2024