Dante e il cervello

Conferenza a cura di Giacomo Rizzolatti e Paolo Moruzzi

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lancio della conferenza di Rizzolatti e Moruzzi

La Gazzetta di Parma del 9 marzo 2024 a pagina 19 presenta il «Lunedì della Dante»
di Giacomo Rizzolatti e Paolo Moruzzi sul tema «Dante e il cervello»



Galleria d’immagini della conferenza “Dante e il cervello” – 11 marzo 2024.
Le fotografie nella sala dell’ISREC sono della socia signora Nathalie Giaffreda, alla quale la Dante di Parma dedica un vivo ringraziamento.



Grande risalto alla conferenza di Giacomo Rizzolatti e Paolo Moruzzi ha riservato la Gazzetta di Parma
del 12 marzo 2024, dedicando l’intera pagina 15 al «Lunedì della Dante»



Dante e il cervello – argomento immenso ed affascinante – è stato il tema sviluppato nell’incontro del prof. Moruzzi e del neuroscienziato, prof. Rizzolatti. Il cervello e la mente di Dante hanno trasformato il viaggio nell’aldilà da esperienza terrena a divina e le sue visioni in versi universali, potenti e commoventi. Moruzzi sottolinea l’importanza del sonno e dei sogni nella Divina Commedia e questi si collocano in particolare nel Purgatorio, simile alla terra per l’alternarsi del giorno e della notte, della veglia e del sonno, mentre l’Inferno è buio eterno e il Paradiso luce eterna.Durante il riposo del corpo, il cervello si rigenera, si ampliano le connessioni tra le cellule cerebrali, si consolidano i ricordi. Sognare è vedere, sentire, provare delle sensazioni olfattive, tattili, termiche.

“L’altra prendea, e dinanzi l’apria
fendendo i drappi, e mostravami ‘l ventre;
quel mi svegliò col puzzo che n’uscia.”

Purg. Canto XIX, vv 31-33

“terribil come folgor discendesse,
e me rapisse suso infino al foco”.

Purg. Canto IX, vv 29-30

“che mi scoss’io, sì come da la faccia
mi fuggì ‘l sonno, e diventa’ ismorto,
come fa l’uom che, spaventato, agghiaccia.”

Purg. Canto IX, vv 40-42

“Come fa l’uom che, spaventato, agghiaccia” è la paura del risveglio che causa raffreddamento del corpo dopo un gran calore.

“Sappia qualunque il mio nome dimanda
ch’i’ mi son Lia, e vo movendo intorno
le belle mani a farmi una ghirlanda.”

Purg. Canto XXVII vv 100-102

“le tenebre fuggian da tutti lati,
e ‘l sonno mio con esse; ond’io leva’mi”

Dante si risveglia tranquillo e sonno e sogno finiscono naturalmente. Cadere addormentato e immergersi nel sonno sono una costante di Dante durante il viaggio.
Quali possono essere le cause dal punto di vista medico? Il prof. Rizzolatti espone le possibili patologie neurologiche, come sonnolenza diurna, allucinazioni, cataplessia che fanno ipotizzare la narcolessia:

“io venni men così com’ io morisse.
E caddi come corpo morto cade”

Inf. Canto V vv141-142

Le visioni di Dante, ricorda il prof. Rizzolatti hanno influenzato ed ispirato grandi poeti di tutti i tempi, nel 1900 Ezra Pound e Thomas Stearns Eliot. Dante – dice Eliot – ha una immaginazione visiva, perché visse in un’epoca in cui la gente aveva visioni, mentre oggi ci siamo dimenticati della loro potenza creatrice. Il Sommo Poeta seppe rendere concreti i pensieri e trasformò quello che vedeva in sogno, in scene, e in parole che ancora parlano a noi umanità del ventunesimo secolo.

Marisa Dragonetti

ultimo aggiornamento della pagina: 22 marzo 2024