Gesù: «Io vedevo satana cadere dal cielo come la folgore» (Lc 10,18)
Per I lunedì della Dante, il 29 novembre 2021, Comelli distingue i demoni, come Caronte, Minosse, Cerbero, Pluto e altri, dai diavoli, gli angeli ribelli cacciati dal Paradiso, quindi contestualizza il pensiero di Dante sugli spiriti maligni nel periodo in cui è vissuto, il Medioevo, dove il male atterriva il popolo cattolico. Contro i diavoli si scagliavano i predicatori sia in chiesa sia nelle piazze e i cantastorie lungo le strade. Dante segue la tradizione e parla della creazione degli angeli, della cacciata e del loro ruolo tentatore per accaparrarsi le anime peccatrici. Solo Cristo, dopo la discesa agli Inferi, salverà l’uomo da questa dannazione. Tuttavia il poeta sa mostrare la sua originalità nella grandiosa e tragica descrizione dell’Inferno e nell’invenzione degli angeli neutrali, che non si schierarono né con Dio né contro, confinandoli per sempre nell’Antinferno, perché l’eternità dipende da una scelta. Nell’opera dantesca i diavoli compaiono solo alla fine del quinto cerchio e Dante vedendo la loro moltitudine davanti e sopra gli spalti della città di Dite si spaventa nonostante le rassicurazioni della sua guida. Il suo terrore si accresce quando lo minacciano e gli gridano di andarsene, di tornare indietro. Virgilio parla con i diavoli, ma dopo poco questi corrono dentro la città chiudendogli le porte in faccia; nonostante ciò Virgilio tranquillizza nuovamente il fiorentino rammentando che l’arroganza dei diavoli fu già vinta da Cristo risorto, quando entrò all’Inferno sfondandone la porta. Il maestro dichiara inoltre che un angelo, “messo celeste”, sta già intervenendo per consentire il loro viaggio.
Occorre arrivare all’VIII cerchio per vedere ricomparire i diavoli. Ancora una volta Dante li rappresenta in modo tradizionale rifacendosi ai mosaici del Battistero di Firenze e, in genere, agli affreschi delle chiese: hanno le corna e le grinfie, hanno due ali, sono neri e armati di bastoni uncinati con cui costringono i barattieri dannati a stare immersi nella pece bollente. Il capo dei Malebranche, il demone Malacoda, chiama per nome altri diavoli (Scarmiglione, Alichino, Calcabrina, Cagnazzo, Barbariccia, Libicocco, Draghignazzo, Ciriatto, Graffiacane, Farfarello e Rubicante) e li incarica di scortare i due poeti sino al ponte di roccia che conduce all’altra bolgia, essendo crollato quello più vicino e così li inganna perché tutti i ponti sono stati distrutti dopo la discesa di Cristo. Nel canto XXI il diavolo Malacoda fornisce, in questo caso senza imbroglio, un’importantissima indicazione circa l’ora (le sette del mattino) e la data (il Sabato Santo del 1300) del viaggio del poeta:
Ier, più oltre cinqu’ore che quest’otta,
mille dugento con sessanta sei
anni compié che qui la via fu rotta. 114
Infine, al centro della terra, Dante incontra Lucifero e lo descrive rifacendosi alla pittura giottesca: enorme, gigantesca e orrida creatura, pelosa, con tre facce (quella al centro è rossa, la destra è giallastra, la sinistra è di colore scuro) su una sola testa, con sei occhi le cui lacrime gocciolanti lungo i tre menti si mescolano a una bava sanguinolenta, con tre paia d’ali di pipistrello battenti che producono venti gelidi per congelare il lago. L’imperatore del doloroso Regno (o Satana o Belzebù o Dite) esce dal ghiaccio di Cocito dalla cintola in su.
È arrivato il tempo per i due poeti di uscire dall’Inferno, quando Dante alzando lo sguardo vede Lucifero inspiegabilmente capovolto e con le gambe in alto; prega quindi il maestro di risolvere il suo dubbio, prima di rimettersi in cammino. Virgilio risponde che Dante pensa di essere ancora nell’emisfero boreale, mentre quando i due hanno oltrepassato il centro della Terra sono passati nell’emisfero australe, opposto all’altro, dove visse e fu crocifisso Gesù. Virgilio spiega, ancora, che il diavolo precipitò giù dal cielo da questa parte e la terra si ritrasse per paura del contatto col mostro, raccogliendosi nell’emisfero boreale e formando il vuoto della voragine infernale, mentre in quello australe si formò la montagna del Purgatorio.
Comelli ha concluso l’incontro con una domanda senza risposta:
Ma perché l’angelo perfetto, il più bello e il più sapiente si è ribellato?
Per essere Dio, per superbia o per invidia?
Lori Carpi
ultimo aggiornamento della pagina: 1° dicembre 2021