Conferenza a cura di Franca Tragni
Lunedì 22 aprile alla Dante, Franca Tragni attrice e scrittrice, ha recitato monologhi di donne del teatro classico e contemporaneo, scegliendo diverse figure femminili.
Dacia – “Teatro in cantina” (1970)
Dacia Maraini, carattere che unisce determinazione e leggerezza, ha tratto ispirazione per questo testo dalle sue prime esperienze teatrali “Quante giornate passate al chiuso, seduta su una panca sbilenca, dentro un cappotto troppo corto, col copione tra le dita intirizzite a ripetere e fare ripetere le parole del mistero e della finzione.”
La scrittrice in una intervista, dice di aver fatto di tutto, dalla regista alla scenografa, dalla macchinista alla sarta; per lei il teatro è un’arte collettiva dove tutti sono indispensabili.
Lady Macbeth – “Macbeth” William Shakespeare
Donna ambiziosa e senza scrupoli, quando le streghe profetizzano che Macbeth sarà re saprà convincere con le sue parole il marito ad uccidere Duncan. “Ma non mi fido della tua natura: troppo latte d’umana tenerezza ci scorre, perché tu sappia seguire la via più breve. Brama d’esser grande tu l’hai …Venite, oh voi spiriti che vegliate sui pensieri di morte, in quest’istante medesimo snaturate in me il sesso, e colmatemi tutta da capo a piedi, della più atroce crudeltà.”
Pur bramosa di potere, l’omicidio scatena in lei un tossico senso di colpa, impazzisce e vaga sonnambula per il castello tentando di cancellare il sangue dalle mani. “Via, macchia maledetta! Via… Tutti i profumi d’Arabia non tergeranno questa piccola mano.”
Nina – “Il gabbiano” (1895) Anton Cechov
Nina si paragona ai liberi gabbiani che volteggiano sul lago. “Ho sofferto tanto! Potessi riposare… riposare! (Alza la testa). Io sono un gabbiano… No, non c’entra. Io sono un’attrice. Ebbene, sì…”
Nonostante non sia riuscita a diventare famosa, continua ad amare il suo mestiere perché le ha insegnato a non aver paura della vita. Accetta con rassegnazione i dolori che l’esistenza le ha procurato, solo sul palcoscenico si sente libera e bella.
Clitemnestra – “Fuochi” (1930) Marguerite Yourcenar
È una raccolta di monologhi sul tema della passione, dell’amore totalizzante. Clitemnestra, sempre descritta come donna falsa e vendicativa, si difende davanti ad una corte immaginaria, che dovrà giudicarla per l’omicidio di Agamennone. Con accenti dolorosi spiega i motivi che l’hanno spinta ad uccidere il marito, primo fra tutti la consapevolezza di essere vecchia e di non contare più nulla per Agamennone, che lei invece ama ancora profondamente.
“Ora vi spiegherò tutto, signori della corte. Conoscete la mia storia…ora in questo corto spazio bisogna altresì che non soltanto i miei atti ma anche le loro motivazioni esplodano in piena luce…Io ho aspettato quell’uomo prima che avesse un nome, un viso, quando era ancora una sciagura lontana… Lottavo di giorno contro l’angoscia, di notte contro il desiderio, sempre contro il vuoto, questa forma codarda della sciagura… Se qualcuno io ho tradito, si tratta certamente di quel povero Egisto. Avevo bisogno di lui per sapere fino e che punto fosse insostituibile colui che amavo… Alla svolta della strada potei finalmente intravedere la carrozza un po’ più alta della cima delle siepaglie, e mi accorsi che il mio uomo non era solo. Gli stava accanto quella specie di maga turca che si era scelta come parte del bottino, benché fosse un pochino guasta, forse, dai giochi dei soldati. Era quasi una bambina; aveva dei begli occhi cupi in un viso giallo tatuato di ferite; lui le accarezzava il braccio per impedirle di piangere. L’aiutò e scendere dalla, carrozza; mi abbracciò freddamente, mi disse che contava sulla mia generosità per far buona accoglienza a quella ragazza orfana di padre e di madre…”
Beatrice – “Le Beatrici” (2011) Benni
Otto monologhi al femminile. Beatrice non è più la donna dolce e angelicata descritta da Dante – tanto gentile e tanto onesta pare – ma una ragazza ironica e divertente con la mentalità dei giovani di oggi, ma che deve sottostare alle regole della società del 1300.
“Chi è Canappione? Scusate, io l’Alighieri lo chiamo così, mia madre dice «non t’azzardare che è un grande poeta importante», però c’ha grande e importante pure il naso, via, c’ha un becco che pare una poiana, pare… una caffettiera, anche se non è ancora stata inventata… Mi ha visto la prima volta che c’avevo otto anni, lui nove, mica mi ha detto «si gioca insieme, ti regalo un gelato…», no, c’ha fatto dieci poesie di duemila versi, il piccino.”
Circe – “Circe non è più” di Franca Tragni
Circe, icona delle malevoli arti della seduzione, amante abbandonata, ormai stanca, vive di ricordi e vuole rinunciare all’immortalità.
In una intervista immaginaria racconta la sua versione dei fatti, di come sono andate le cose sull’isola, della diffidenza e ostilità verso gli uomini che per la loro sete di potere e sopraffazione si sentono in diritto di predare e abusare.
“Da dove volete che cominci? … Sicuramente saranno dieci righe di maschilismo editoriale …vivevo in santa pace nella mia umile dimora…Bussarono alla porta, provai compassione, li accolsi e loro cosa fecero? Cominciarono a molestarmi…Alla mia verità nessuno crederà.”
La recitazione e la voce di Franca Tragni hanno dato alla narrazione sfumature di toni, leggerezza, ironia trasmettendo accenti di dolore, di forza, di fierezza e disillusione delle protagoniste.
Marisa Dragonetti
Galleria d’immagini della conferenza del 22 aprile 2024 “Fragilità, il tuo nome è donna – Monologhi teatrali femminili del teatro classico contemporaneo”.
Le fotografie nella sala dell’ISREC sono state scattate dal Presidente Angelo Peticca e da Maria Teresa Cantoni del Direttivo della Dante di Parma.
ultimo aggiornamento della pagina: 12 maggio 2024