Le api muoiono. È allarme rosso!
“Le api muoiono. È allarme rosso!” è stata l’intitolazione della conferenza che, lunedì 2 aprile 2012, l’apicoltore Francesco Mussi ha tenuto nell’Auditorio di Banca Monte Parma, su invito della locale Società Dante Alighieri.
Francesco Mussi, che ha le api a Pariana, in provincia di Massa, non è soltanto un coltore di api, ma soprattutto un profondo cultore di tutto quanto le riguarda; uno studioso, che fin dall’inizio della sua attività, non ha mai fatto alcunché solo per sentito dire, ma di tutto ha sempre voluto sviscerare le ragioni, verificare gli effetti, capire i “perché”, apportando modifiche migliorative, o correttive a seconda dei casi, non tanto per aumentare la produzione del miele quanto per aiutare questi meravigliosi insetti a sopportare più facilmente le condizioni di vita che l’uomo ha imposto loro, a dispetto della nomìa naturale che li ha guidati dall’alba dei tempi.
Mussi ha stabilito un rapporto con le sue api che, più che di amicizia, è di familiarità, una meravigliosa simbiosi che li porta ad una correlazione di “amorosi sensi”. Non ha, infatti, bisogno di alcun genere di protezione quando le avvicina per la smelatura, anzi le sue api gli volano intorno, gli si posano sulle mani e sul volto, e sicuramente gli comunicano così la loro riconoscenza.
Con questo raro bagaglio di conoscenze e di esperienze, la conferenza ha toccato momenti di estremo interesse storico, con la citazione di classici come Varrone (il primo autore latino a parlare di api), Virgilio (che dedica loro il IV Libro delle Georgiche), Plinio il Vecchio (che descrive le proprietà medicamentose della propoli) fino ad arrivare agli autori e agli studiosi del nostro tempo. Sono state di estremo interesse pratico anche le spiegazioni delle tante cause della moria delle api, con particolare riguardo a quel tremendo acaro asiatico, chiamato varroa, che le invade, succhia, distrugge senza che la scienza riesca a proteggerle evitando prodotti chimici nocivi sia per loro sia per i consumatori di miele.
Mussi ha scoperto un sistema assolutamente naturale e inoffensivo: una distanza maggiore tra i favi di ogni arnia, che offre alle api lo spazio utile per potersi scrollare di dosso i nefasti acari. Questa distanza, che è stata denominata dalle autorità competenti ”Spazio Mussi”, ha incontrato una dura ostilità da parte di ricercatori e chimici per ragioni facilmente intuibili.
Chi ha avuto fiducia in questo spazio non ha più perduto api, tanto che il suo ideatore riceve sempre più frequentemente inviti, in Italia e all’estero, per illustrare il suo “uovo di Colombo” al quale, però, nessuno prima di lui aveva pensato.
Pier Ercole Musini
ultimo aggiornamento della pagina: 3 dicembre 2017
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