Relatrice: Maria Giovanna Arrigoni Bertini
30 ottobre 2017
Partendo dal noto passo di Livio che documenta, per il 183 a.C. – 2200 anni fa – la deduzione della colonia romana di Parma, è stata delineata a grandi linee la vita della città in età romana, ad iniziare dall’assegnazione in pieno possesso di lotti di terreno coltivabile ai duemila coloni, qui trasferiti dall’Italia centro-meridionale con le famiglie, gli attrezzi per il lavoro e le armi. L’operazione coloniaria era infatti di carattere militare, e si proponeva non solo la sistemazione di diseredati che premevano sulla capitale, quanto anche la costituzione di una fascia di difesa contro le tribù celtiche, ancora insediate in parte del territorio, e le popolazioni liguri che occupavano le zone collinari e montagnose dell’Appennino.
Il centro urbano della colonia di Parma corrisponde ancora sostanzialmente al centro della città attuale: in particolare il foro, la piazza principale del periodo romano, era situato in parte dell’area di piazza Garibaldi. Nella parte orientale, il Capitolium, tempio dedicato alla triade capitolina, sotto l’attuale chiesa di San Pietro, come le evidenze archeologiche dimostrano; il rinvenimento di mosaici e statue orientano per l’identificazione della basilica, edificio civile per l’amministrazione della giustizia e gli scambi commerciali, nella zona meridionale della piazza; si può ipotizzare la sede della curia, sede del senato cittadino, nella zona occidentale di essa.
Con il supporto delle epigrafi, è stato possibile illustrare qualche esempio di abitante della colonia, da L. Petronius Sabinus, che conferma, con l’elencazione delle cariche sostenute (cursus honorum), il sistema amministrativo della colonia, ai liberti, ceto rilevante/e produttivo nella vita cittadina, agli schiavi. In due di essi, servi publici, si identificano, con buona probabilità, originari abitanti del territorio divenuti schiavi della colonia.
Maria Giovanna Arrigoni Bertini
ultimo aggiornamento della pagina: 12 novembre 2017