Relatore: Paolo Manfrin
Paolo Manfrin fa parte di quella esigua pattuglia di musicologi e di musicisti che espone e argomenta in modo mirabile. Per questo le sue conferenze, che si sviluppano in un arco temporale decisamente esteso, non stancano e riescono a mantenere viva e desta l’attenzione degli uditori. Così è stato anche per Il crepuscolo del mondo settecentesco secondo Mozart e Da Ponte che ha visto un Manfrin studioso e divulgatore della cultura musicale.
Evitando di procedere per semplificazioni, il relatore ha introdotto la 2ª metà del 1700 e ha raccontato – a tutti – la trilogia di Beaumarchais: Il barbiere di Siviglia, Il matrimonio di Figaro, La madre colpevole.
Le tre opere illustrano un mondo in piena decadenza e propongono temi rivoluzionari; Figaro è l’uomo dei tempi nuovi che con l’intelligenza e l’ingegno riscatta la propria posizione senza arrendersi alle prepotenze della nobiltà.
Proprio da Le mariage de Figaro, Mozart, su libretto di Lorenzo Da Ponte, compose Le nozze di Figaro ossia la folle giornata. Lo stesso Mozart portò la commedia a Da Ponte, ebreo convertito, prete mancato e dotto uomo di lettere, che rimosse tutti gli elementi di satira politica.
Non si hanno elementi precisi di quanto del globale progetto del libretto dell’opera sia di Mozart e di quanto sia di Da Ponte, ma vi è da supporre che si sia trattato di una vera e propria collaborazione.
Composta in segreto (l’imperatore Giuseppe II aveva vietato la commedia), l’opera fu terminata in sei settimane. Messa in scena il 1° maggio 1786 al Burghtheater di Vienna, l’opera ottenne un successo strepitoso, al punto che l’imperatore, dopo la terza recita, dovette emanare un decreto per limitare le richieste di bis, in modo che le repliche non durassero troppo.
Ancor più grande fu il successo al Teatro Nazionale di Praga (dal 17 gennaio 1787), dove (a detta di Mozart): «Qui non si parla che del Figaro, non si suona, non si strombetta, non si canta, non si fischia che il Figaro, non si va a sentire altra opera che il Figaro. Eternamente Figaro!». La scena finale del terzo atto, che comprendeva un balletto e una pantomima, dovette scontrarsi con un divieto imperiale di rappresentare balli in scena. Racconta Da Ponte, nelle sue Memorie, che lui e Mozart, non intendendo rinunciare al finale come l’avevano concepito, invitarono l’Imperatore ad assistere a una prova, dove eseguirono quel pezzo muto. L’imperatore subito ordinò che la musica fosse reinserita.
Una delle molte gemme del libretto di Da Ponte e della partitura di Mozart è l’estrema comprensione da loro dimostrata per tutti i personaggi femminili di Figaro che, secondo il relatore, portano in scena i valori dei tempi nuovi. Susanna e la Contessa, non più rivali, cooperano e solidarizzano in nome dell’amore.
Sarà l’amore, infatti, il protagonista non solo delle Nozze di Figaro, ma anche del Don Giovanni e Così fan tutte composte fra il 1786 e il 1790 Mozart, sempre su libretti di Da Ponte.
Dunque una trilogia dell’amore a volte trattato in maniera buffa, altre in maniera seria se non complessa: diverse modalità sempre legate dal sottile filo dell’ironia, da una sapiente capacità di straniamento ante litteram.
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Maria Pia Bariggi
ultimo aggiornamento della pagina: 2 marzo 2016