Conferenza a cura di Stefano Mazzacurati
Stefano Mazzacurati. Psichiatra e psicoterapeuta. Primario ospedaliero per oltre sedici anni. Già Professore in Università di Parma e La Sapienza di Roma. Ha tenuto seminari su Psichiatria e Letteratura, Facoltà di Lettere di Parma. Membro del International Pen Club, associazione internazionale degli scrittori. Presidente Ass. Museo di Storia della Psichiatria, RE. Accademico emerito in Accademia Angelico Costantiniana di Scienze, Lettere ed Arti, Roma. Ha svolto oltre trecento conferenze e incontri pubblici. Collabora con quotidiani e media.
Il lupo di Mompracem analizza la psicologia di Emilio Salgari. Si esaminano storia e psicologia dello scrittore, sullo sfondo di un’Italia erede di un Risorgimento deluso e prossima alla tragedia della Grande guerra. Nato a Verona da famiglia di commercianti, affascinato dai racconti dello zio marinaio, Salgari tentò di divenire capitano di lungo corso, poi si diede al giornalismo, dapprima nei quotidiani veronesi, infine a Torino. Sognatore di avventure non sue, le visse inventando storie ambientate in luoghi lontani, India, Borneo, Africa, Far West. Il suo solco stilistico fu l’esotismo, forse una fuga da una durissima realtà famigliare e professionale. La storia della famiglia Salgari, costellata di tragedie tra malattie e suicidi, costrinse lo scrittore a un lavoro a cottimo per gli editori, pagato poco per scrivere molto. Deluso dalla ingratitudine di un mondo che ne ammirava l’estro ma non ne consentiva esperienze più profonde, Emilio Salgari si uccise, spezzando la penna. La sua opera può essere letta, oltre la superficie avventurosa, stile imitato da molti, dal romanzo al fumetto, soprattutto come testimonianza di un’esistenza malinconica che cercava nel meraviglioso un impossibile riscatto. Un lupo solitario che sognava tigri.
Galleria d’immagini del Lunedì della Dante con Stefano Mazzacurati.
Per le fotografie della conferenza del 18 novembre 2024 siamo grati alla socia della Dante signora Nathalie Giaffreda.
Al termine dell’incontro il folto uditorio ha salutato con un lungo applauso il colto conferenziere, dimostrando in tal modo la piena partecipazione alle argomentazioni trattate.
Il Presidente Peticca, complimentandosi, ha chiesto quindi al relatore considerazioni finali sull’uomo Salgari, che si riportano qui di seguito.
L’anima di Salgari non era là dove sono andati a cercarla i suoi lettori e i suoi detrattori.
L’anima di Salgari non era una tigre, né una leonessa, ma un lupo.
Un animale, cioè, capace di stare in branco ma che si trova spesso a inseguire solitario un destino di fame e di freddo. Ad accaparare quello che può e quanto può, con affanno e disperazione, perché non sa quando sarà la prossima volta che si potrà nutrire.
Animale tanto più nobile, il lupo, quanto più ingiustamente riconosciuto come amico e invece maltrattato, ferito e ucciso come nemico, caricato di una leggenda nera e ingenerosa dai miti alle fiabe, ai simboli.
Animale di grande coraggio, invece, generoso e potente, che sa gettare il cuore oltre l’ostacolo.
Indipendente, e per questo indomabile, il lupo, che dal suo angolo del mondo, dalla sua oscura tana, nel bosco o nella neve, contempla la natura con occhi magnetici e per riscatto alza verso il cielo un canto doloroso e sublime.
Per cui possiamo dire, pensando a Salgari: né tigri né leonesse, vince il lupo a Mompracem.
ultimo aggiornamento della pagina: 20 novembre 2024