La modernità della poesia

Ovvero tre considerazioni o spunti di riflessione,
non insegnamenti, circa il recupero della poesia
dal punto di vista culturale, civile ed etico

La conversazione che ho condotto il 15 u.s., ha trattato alcune considerazioni circa la modernità della poesia, che ho confrontato con il gruppo di poeti di Parma denominati “Poeti amici di Giovanna They”, in ricordo della compianta poetessa Giovanna They, già socia della D.A., del quale gruppo faccio parte io stessa. Quindi il tema che ho discusso riguarda la modernità della poesia, argomento questo che naturalmente ha tenuto conto di differenti vedute individuali, di varie voci poetiche, che sono anche difformi per estetica e contenuto, ma che comunque costituiscono un insieme, vale a dire un accordo, un’armonia che si rivela necessaria per favorire il dialogo e il confronto, i principi della solidarietà e dell’integrazione. Perché, si parla tanto di solidarietà, ma le parole, i termini e i discorsi se non sono seguiti dalla realtà dei fatti, non hanno valore.

Quindi gli insiemi, i gruppi di incontro e di lavoro, come nel nostro caso di “Poeti amici di Giovanna They”, per il settore letterario, rispondono alla concretizzazione di tali parole, fraternità e integrazione.

Dunque ho specificato, subito, che cosa s’intenda per modernità.

Modernità consiste nell’adattamento di una funzionalità, situazione, (nel nostro caso quella della poesia) all’attualità o alle necessità concrete della vita, che vedremo ora si presentano sotto molteplici aspetti della realtà.

Prima di conversare comunque intorno a ciò (modernità della poesia) ho voluto precisare una brevissima premessa, circa il significato e la funzione fondamentale della poesia, quella che non si cancella mai, anche se resta accoppiata (alla modernità) al principio (convinzione, idea) del rimodernamento.

Allora questa funzione fondamentale della poesia è ben delineata nella lirica “Fonction du poète” (“Funzione del poeta”) scritta nel 1839 dal grande poeta e romanziere Victor Hugo (1802-1885).

Il concetto (vale a dire la funzione della poesia) è questo: che la poesia, fondamentalmente, nella sua più profonda essenza, è effusione di sentimenti, che si unisce a creatività, cioè a invenzione e fantasia.

Quindi se la poesia nasce dal cuore, ciò significa che essa nasce in modo spontaneo e disinteressato, per cui si avvicina alla verità, alla conoscenza di quello che è vero, autentico e giusto. Ricordiamo le famose parole di Hugo “Écoutez le rêveur sacré / …car la poésie c’est l’étoile qui mème à Dieu rois et pasteurs” (“Ascoltare il sognatore divino /… Poiché la poesia è la stella che conduce a Dio re e pastori”), vale a dire che la poesia contiene in sé i principi universali che unificano le persone, che parlano a tutti gli individui, dai più umili ai più influenti e impegnati socialmente, che la poesia costituisce un aiuto all’avanzamento della società, un contributo al progresso.

Ogni poeta infatti partecipa ad allargare un poco l’orizzonte della vita, ovvero ad immedesimarsi nelle bellezze e nelle carenze del mondo.

Premessa questa definizione di poesia autentica, sono ritornata al tema del rimodernamento della poesia, confrontandomi con la realtà di oggi.

Mi sono chiesta quali soluzioni richiedano le condizioni della società odierna e in quale modo il genere letterario possa rispondere positivamente, venire incontro alle necessità del presente.

Oggi, nella realtà attuale, constatiamo, verifichiamo che:

1ª Considerazione

Viviamo in un’atmosfera frenetica, si corre all’impazzata, presi come siamo da molteplici impegni e attività. Quindi manca sempre più tempo per la lettura, che non deve essere considerata soltanto un passatempo, un intrattenimento piacevole, ma una necessità, un’esigenza, un’occasione per trarre riflessioni utili e convenienti intorno ai problemi concreti e spirituali della vita.

Dunque lettura equivale ad alimento spirituale: non soltanto il corpo deve mantenersi in salute, ma pure la mente, l’animo.

Ma le letture se sono troppo lunghe (mi riferisco agli spazi di stesura) trovano difficoltà ad adattarsi alle nostre esigenze e agli impedimenti quotidiani. Ecco quindi che la lettura di poesia, che è composizione breve, si presenta adatta, adeguata ed idonea alle esigenze dell’oggi, non certo per la brevità o la superficialità dei contenuti che anzi si fanno intensi e concentrati, ma per la brevità degli spazi di stesura dei testi. Oggi risulterebbe complicato, quasi impensabile (non dico impossibile, questo assolutamente no) la scrittura di un testo di lunga stesura come, esempio, è stato il caso dei “Promessi Sposi” del Manzoni, opera che è passata attraverso tre stesure (1821, 1823) e due edizioni, 1827/1840-42, un lasso di tempo troppo lungo, non più attuabile.

Oggi corriamo velocemente, siamo molto impegnati, tendiamo a fare più cose nello stesso momento. Esempio, sorseggiamo un tè o un caffè e leggiamo un quotidiano o ci muoviamo per altri motivi.

A questo punto diciamo sì alla convenienza e all’utilità delle letture brevi, come la poesia, e da questa riflessione nasce un’altra osservazione.

2ª Considerazione

Dopo aver sostenuto l’utilità delle composizioni brevi, tali le poesie, soffermiamoci a considerare che la scrittura è un’arte e l’arte non è fine a se stessa, bensì si pone al servizio dell’umanità e delle esigenze di questa, è un bene di pubblica utilità. Affermava il poeta David Maria Turoldo (1916-1992), “la poesia non è una proprietà esclusiva del poeta, è una proprietà di tutti, è di chi legge e la fa propria”. Per questo motivo l’arte diviene patrimonio di pubblica utilità, non è un gioco, e se anche lo fosse è un gioco serio, non avventato, che richiede delle premesse, delle garanzie, un’impalcatura, cioè una seria preparazione di studio oltre che preparazione umana e sociale.

Dunque una scrupolosa preparazione culturale di base e di continuità nel tempo è il requisito fondamentale e indispensabile affinché la composizione breve della poesia sia credibile e attendibile.

Questo discorso vale per i giovani e i meno giovani, in quanto la creatività, la fantasia e la maturità sono in continua evoluzione, non conoscono limiti di età, ovvero pensionamenti.

Sostenuto questo, si deduce, diventa scontato che una mente ben allenata e informata riesce a generare idee originali, quasi senza accorgersene, delle produzioni di alto valore poetico, perché la poesia è l’eccellenza della scrittura. Per dire che l’esito di una creazione poetica non dipende soltanto da una speciale inclinazione artistica, ma in modo particolare da una buona preparazione culturale, e potremmo anche aggiungere civile ed etica. Chi ha acquisito una solida esperienza e continua a nutrirla, scriverà poesia spontaneamente, senza quasi accorgersene. Viene naturale, ad esempio, ricordare qualche espressione poetica, del tutto spontanea, nella scrittura del Manzoni, come le parole “Addio, monti sorgenti dall’acque ed elevati al cielo…”. Questa è poesia nella sua essenza principale, che è quella di trasmettere emozioni ed immagini suggestive, al di là della metrica, delle rime e delle tecniche espressive.

Ciò per dire che la poesia è l’eccellenza della scrittura e richiede allenamento, competenza ed esperienza. Così, al Manzoni, era riuscito probabilmente spontaneo scrivere in modo aulico, eccellente, anche nella prosa, stendendo parole poetiche, forse senza alcuna programmazione.

In questo senso, la poesia diventa sì composizione breve adatta ai tempi di oggi come ho detto prima, ma pure una fusione armoniosa fra estetica (cioè stili e modi espressivi) e contenuti da esprimere.

Da qui nasce e si avvia un’altra riflessione, che si aggiunge alle due precedenti, una terza considerazione.
Dopo le prime due considerazioni che hanno riguardato la convenienza dell’utilizzo del genere della poesia e la necessità di una poesia al servizio dell’umanità, è utile dedurre che la poesia stimola l’incoraggiamento, ovvero la speranza nel costruire e nel produrre ciò che è migliore, nuovo e avanzato.

3ª Considerazione

Dunque la terza considerazione riguarda il fatto che la poesia di oggi offre incoraggiamento, conforto e utili incentivi.

Esprimiamo a questo punto un breve confronto fra la poesia, la scrittura poetica, del secolo scorso, del Novecento, con la poesia di oggi, del presente.

Constatiamo che nel ‘900 la poesia aveva tentato di trovare una via d’uscita alla crisi esistenziale dell’uomo, ovvero alla sua condizione del “non esserci” in un mondo di grande e rapida trasformazione tecnologica. Al riguardo sono emblematiche le parole del poeta Eugenio Montale (1896-1981) nella sua lirica “Meriggiare pallido e assorto” de 1916 “…com’è tutta la vita e il suo travaglio / in questo seguitare una muraglia / che ha in cima cocci aguzzi di bottiglia”. La vita è vista dal poeta nella sua durezza, nelle sue difficoltà che come una muraglia non presentano varchi, cioè vie di salvezza, ma soltanto ferite e ostacoli, quali cocci appuntiti di vetro di bottiglia.

Lo stesso nostro Attilio Bertolucci (1911-2000), grande poeta elegiaco, per cui è sentito come poeta sereno, sempre carico di dolcezza e di sentimentalismo, legato alle cose, alla natura, alle sue gaggie, alle more, ai prati della sua terra parmense, è tormentato tuttavia dal senso doloroso e angosciante di perdere le proprie cose. Sono struggenti alcuni suoi versi, come, esempio, da “La capanna indiana” “… Una mela caduta nella neve / …due cose che a toccarle / la mano poi non vuole più lasciarle./

Desidero fare una precisazione, utile in questo momento, per il fatto di avere usato il tempo presente nel riferirmi ai poeti (ho detto: Bertolucci è tormentato e non era o fu tormentato). Questo perché, come sottolinea spesso il critico Giuseppe Marchetti, i poeti sono sempre presenti, non muoiono mai, come è per la verità, alla quale essi (i poeti stessi) tentano di avvicinarsi.

Per tali motivi, in linea di massima, la poesia del secolo scorso è una poesia inquieta che riconosce la crisi interiore dell’essere persona umana, la quale si ritiene incapace di sostenere i propri valori e di stabilire validi percorsi di vita. In questo ambito di convinzioni è naturale, ovvio, che il linguaggio poetico si sia adattato alla sensibilità del periodo storico e alla sua concezione del mondo.

L’affermarsi della civiltà meccanica, infatti, aveva fatto sì che la parola poetica ne subisse l’influenza. Ecco comparire accostamenti nuovi di parole, frammenti impressionistici, quali l’analogia o rapporto di somiglianza fra elementi riguardanti due immagini, tale da produrre un’affinità tra le immagini (es. “pigolio di stelle” in “Il gelsomino notturno” 1901 – Giovanni Pascoli (1855-1912), e la sinestesia, associazione di due parole che si riferiscono a sfere sensoriali differenti (es. l’odore di fragole rosse, sempre in “Il gelsomino notturno” dove la percezione olfattiva: odore, profumo, s’intreccia con quella visiva: fragole rosse).

Così questa poesia viene denominata “poesia ermetica” nel significato di “poesia pura”, “poesia della parola”, estremo lavoro di ricerca del linguaggio, ermetismo.

Questo aspetto, queste tecniche espressive, oggi, conservano la loro alta validità, in modo particolare per l’istantaneità, la rapidità della realizzazione di un’immagine o di uno stato d’animo, ma l’esposizione potrebbe apparire non del tutto esauriente. In un’epoca nella quale i problemi si fanno ovunque più numerosi, complicati e molte difficoltà paiono insuperabili, si evidenzia la necessità del contributo valido d’ognuno di noi, per rafforzarci nel superare gli ostacoli. Contributo che porta a sentirci tutti più responsabili della conduzione positiva del mondo e, nello stesso tempo, a valorizzare i talenti d’ognuno, le proprie capacità per una ripresa e un recupero dei valori stabili, al fine di un’esistenza appagante. L’uomo, oggi, non si sente più “incerto” e in turbamento di fronte alla tecnologia, in quanto ne ha compreso l’utilità, il merito di avergli facilitato l’esistenza. La sua preoccupazione ora è quella di rimanere al di sopra della tecnologia, al timone di questa, quale guida prudente, decorosamente umana.

In quest’ottica, appare ancor più soddisfacente, non più una poesia della crisi, ma una poesia incoraggiante aperta e pronta a uno stile colloquiale di comunicazione, che ama i confronti d’opinione, che tenta d’indagare, come sempre, nei misteri della vita, per trovarvi le risorse spirituali adatte a superare le angustie del presente. Questo hanno rilevato tutti i poeti del nostro gruppo nelle loro opere, che si sono quindi espresse con le loro stesse voci.

Così, dopo aver puntualizzato le tre considerazioni che recuperano la poesia, le conferiscono un alto compito culturale, civile ed etico, siamo passati alla lettura di alcune liriche di noi poeti che formiamo questo gruppo, ovvero un insieme, un accordo di persone, di mentalità che favoriscono la convivenza culturale e civile, la conoscenza, la necessità, la fraternità, l’armonia universale.

È vero che le nostre voci poetiche presentano sfumature differenti per stili, modalità espressive, cioè per estetica e contenuti, ma è altrettanto vero che alla base della poesia di ogni nostro autore permane la ricerca per unificare e armonizzare l’io e il mondo. Infatti l’arte esige, come ho affermato prima, una preparazione duratura, non uno studio della realtà positiva, ma una ricerca di verità ideale.

Costituiamo un gruppo di poeti, un insieme ed è come se questo principio di insieme, che è poi accordo, armonia, prendesse il nome di fraternità, di solidarietà che nella concretezza dovrebbe investire ogni settore quale quello politico, quello lavorativo, quello della famiglia e delle associazioni.

Sono voci agili, fluide, cioè pronte ad aprire un varco nella nostra conoscenza, una strada tra sentimenti e ragione.

Abbiamo proceduto dunque all’ascolto, seguendo l’ordine alfabetico dei nomi di alcuni noi poeti.

Sono seguite quindi alcune piacevoli e toccanti letture poetiche di poeti del nostro gruppo, le quali hanno concretizzato gli ideali poetici da me espressi:

Olga Spigaroli, Marisa Battoglia, Sara Ferraglia, Terry Ferrari Ampollini, Tiziano Fusco, Gabriella Milani, Danila Rolli e Giuliana Leporati.

Ecco alcune delle poesie lette:

 

Olga Spigaroli:

LA MIA ORMA

Costeggiando la sponda
laggiù dove il fiume scivola muto
ho lasciato la mia orma,
c’è la mia giovane felicità
la felicità dei sogni nascosti
nei prati di primule e viole.
Sorrisi teneri e smarriti
con la pelle di seta
scoppiava la gioia dei giorni sereni.
L’amore alla vita
sfogliando petali di luna,
nel vento il ritmo del cuore
negli occhi sfidavo un lontano futuro.
Il mio canto si perdeva
nell’aria umida e fresca,
ad ogni alba gioivo, danzando
con profumi d’amore.
Laggiù torno, cullo mesti pensieri.
Scorre il fiume…
un sospiro di breve realtà
istanti che intreccio con le dita
parlando a me stessa.
Ritorno quando
nessuno vede e sorregge
le mie lacrime.

 

Sara Ferraglia:

I COLORI DI MIA FIGLIA

Rosso.
E tu rispondi rosso peperone
Io penso al rosso di quel grande cuore
Che hai disegnato piena d’emozione
Su quel tuo diario per il primo amore

Giallo.
E tu rispondi giallo canarino
Io penso al giallo del cotone leggero
Che hai scelto per quel corto vestitino
Che volevi mostrare al mondo intero.

Verde.
E tu rispondi verde come l’erba
Io penso al verde di quel primo ombretto
Che ti sfumavi sulla faccia acerba
Cercando nello specchio un tuo difetto.

Viola.
E tu rispondi violette appena nate
Io penso al casco viola e al motorino
Che han visto le tue corse scatenate
Già così allegra dal primo mattino.

Bianco.
E tu rispondi il bianco della sposa
Io penso al bianco della luce vera
Che tu hai portato sempre in ogni cosa
Ne faccio un quadro e per me vien sera.

 

Giuliana Leporati:

ANCOR PIÙ CHE FANTASTICO

Fantastica m’è apparsa
l’aria lieve di primavera,
una luminosa giornata assolata,
un fresco prato multicolorato,
la briosa acqua del torrente
Parma, un pranzo prelibato…

Quindi “dipingere” ho voluto
tali incantevoli melodie
nell’animo mio, per
intrattenermi ed unirmi
armoniosamente ad esse,
in soave realtà.

Eppure ancora il cuore mio
sete aveva, di qualcosa d’ancor
più che fantastico. È così che la
mente dunque ho aperto alla dolce
sinfonia della fraternità, ai fedeli
umani accordi, ai pensieri d’infinito amore.

A poco a poco il cuore s’è appagato,
davvero s’è placato, ogni dilemma,
penoso nodo, s’è annullato.
La luce della speranza ha
conquistato gli occhi miei, i
sogni miei, ha dissipato ombre
e nubi, alitando intorno una
profumata aria di sublime cielo.

Parma, 15 aprile 2013
L’autrice
Giuliana Leporati Gerbella

ultimo aggiornamento della pagina: 21 aprile 2013