Si è aperto con una relatrice d’eccellenza, l’ex sovrintendente ai beni culturali di Parma e Piacenza Lucia Fornari Schianchi, il secondo ciclo di incontri organizzati per il 2011 dal comitato cittadino della Società Dante Alighieri che, col sostegno di Banca Monte e la stretta collaborazione di altre associazioni culturali – quali il circolo Il Borgo -, crea da sempre occasioni di valorizzazione del patrimonio culturale italiano.
Denso e affascinante il tema scelto per il primo dibattito, intitolato «La donna e l’Arte: apparire o essere». Soffermandosi sulle figure di «grandi donne» nella storia dell’arte – a partire dalla «modella» più raffigurata di tutte, la Vergine Maria – la prof.ssa Fornari Schianchi ha illustrato il percorso dell’iconografia muliebre dal Quattrocento al Novecento.
Si potrebbe iniziare parlando della favorita di Ludovico il Moro, Cecilia Gallerani – meglio nota come la «Dama con l’ermellino» di Leonardo da Vinci – alla moglie di Francesco II Gonzaga, quella Isabella D’Este che si rammaricava, dalla pur fervente corte di Mantova, di non aver ancor visitato Roma, dimostrando di possedere già una moderna consapevolezza del valore dei beni artistici. Molte sono le donne fondamentali nel processo di «democratizzazione» dell’arte, non solo nel ruolo passivo di «oggetto d’ispirazione» – inevitabile a questo proposito citare La Gioconda di Leonardo, capolavoro di «tecnica e spirito», o La Velata di Raffaello, l’Antea del Parmigianino o «La ragazza con l’orecchino di perla» di Vermeer – ma anche nella funzione attiva di divulgatrici e promotrici del Bello.
Meno conosciute ma non meno degne d’attenzione sono anche le donne pittrici di professione, da Artemisia Gentileschi, Sofonisba Anguissola e Marietta Tintoretto – che seguì con risultati eccellenti le orme del padre – fino all’impressionista Berthe Morisot e alla contemporanea Gina Pane. Appassionante notare poi come nell’arte possano prendere forma le complesse dinamiche del rapporto uomini-donne: pensando a «Les Demoiselles d’Avignon» di Picasso, con la diffrazione cubista dei corpi delle modelle, si può capire perché Dora Maar, la grande fotografa modella, amica e amante dell’artista, abbia potuto affermare di Picasso: «Io l’ho amato; lui mi ha solo rovinata».
a cura di Cristina Pedretti
dalla «Gazzetta di Parma» del 25 ottobre 2011
ultimo aggiornamento della pagina: 4 gennaio 2012