Il cielo stellato
tra i miti, le leggende e la scienza
Come nel cielo le stelle risplendono luminose intorno alla bianca luna,
quando l’aria è serena,
e da lontano si scorgono le alture, i poggi e le valli,
e il cielo infinito si apre a mostrare tutti i suoi astri,
ed è felice il pastore che li contempla…
(Omero, Iliade)
Vaghe stelle dell’Orsa, io non credea
Tornare ancor per uso a contemplarvi
Sul paterno giardino scintillanti,
E ragionar con voi dalle finestre
Di questo albergo ove abitai fanciullo…
(Leopardi, Le Ricordanze)
Con gli occhi puntati sullo schermo e l’immaginazione persa in un vero cielo stellato a cercare il Grande Carro e la Stella Polare, abbiamo vissuto due splendide ore, lunedì 3 dicembre, all’Auditorium di Banca Monte Parma.
Relatrice Lara Albanese, fisica, astronoma, ricercatrice, scrittrice e divulgatrice di opere scientifiche rivolte ad adulti, ragazzi e bambini. Elegante nei modi, semplice, ma sicura e precisa, ha catturato il pubblico numeroso, curioso e attento e l’ha guidato a conoscere l’universo misterioso, con la stessa chiarezza che usa con i più piccoli.
Abbiamo iniziato con un tuffo nel passato, con i miti e le leggende dei popoli antichi che da sempre cercavano nelle stelle destino, profezie, fortuna e avversità.
Conoscevano così bene il cielo che nella caotica disposizione delle stelle avevano collegato tra loro, come si fa con i puntini, quelle che, allineate in un certo modo, colpivano la fantasia per il loro aspetto di animali, divinità, regine, guerrieri…
Dopo miliardi di anni queste costellazioni sono sempre le stesse, magari spostate perché l’asse terrestre si muove girando anche su se stesso, ma sono sempre quelle che gli antichi vedevano scomparire, riapparire, vagare nel cielo di ora in ora, di mese in mese, tranne due, i due carri, che non scomparivano mai sotto l’orizzonte e una stella fissa, oggi la Polare, che, caparbia rimaneva sempre nella stessa posizione, da sempre guida preziosa per viandanti e navigatori.
Curioso sapere, poi, come civiltà e popoli diversi abbiano dato interpretazioni personali e suggestive, creato fiabe dolcissime o drammatiche, ispirati da questi segni luminosi che decorano la volta celeste: così per i Babilonesi l’Orsa Maggiore, lanciata in cielo da Zeus prendendola per la coda, era un carretto, per i Latini sette buoi, per i Cinesi un pentolino, per i popoli del Nord Africa un cammello che gira, legato a una corda, intorno a una stella. Così la Via Lattea per i Greci era formata da gocce del latte di Era che allattava al seno Ercole, mentre per alcuni Africani del sud era fatta di brace lanciate in cielo da una donna per illuminare la via del ritorno al marito e per i Cinesi un fiume tra la Lira e l’Aquila, dove il settimo giorno del settimo anno del loro calendario gli uccelli costruiscono un ponte per fare incontrare due amanti lontani.
Dopo questa affascinante introduzione, abbiamo imparato ad orientarci nel cielo, a ritrovare il Grande Carro con le sue sette stelle, il Piccolo con la Polare, il guerriero Orione con la sua cintura di tre stelle, così luminoso anche a Dicembre e punto chiave per individuare Aldebaran nel Toro e Sirio nel Cane Maggiore.
Delusione il sapere che queste ottantotto costellazioni non hanno realtà fisica: le enormi e varie distanze delle stelle e il cielo tridimensionale fanno sì che basterebbe un piccolo spostamento nello spazio per renderle irriconoscibili.
Astronomia e astrologia, certo, non coincidono. Ma questa realtà non fa vacillare le nostre convinzioni irrazionali, soprattutto quelle legate allo Zodiaco. Pure questi segni astrali si sono spostati e non sono più gli stessi ad “influenzare” la nostra nascita, tuttavia a molti piace coltivare l’illusione che possano avere a che fare con la nostra vita e i nostri destini.
Il discorso, poi, si è fatto più scientifico e complesso. Immagini provenienti da potenti telescopi, terrestri e spaziali, ci hanno proiettato in centinaia di miliardi di galassie, nebulose, polveri stellari, buchi neri, stelle rosse vecchie e appena nate, pianeti freddi e poco luminosi. Se Betelgeuse di Orione arriva a noi dopo 470 anni luce, viaggiare nello spazio significa andare indietro nel tempo.
Ci sorprende vedere la luminosità di stelle già morte; la realtà sembra diventare la proiezione di un sogno e lo spazio e il tempo scivolano via dalla consueta percezione razionale della nostra mente.
Ma la nostra realtà è qui, in questo puntino alla periferia di una galassia chiamata Via Lattea, sul pianeta Terra, simile ad infiniti pianeti uguali, disseminati nell’universo. Quante congetture per la nostra mente!
Per finire, Lara Albanese ci ha dato il compito di cercare, a Sud-ovest, la notte stessa di lunedì, chiara e senza nubi, Orione con la sua cintura e la stelle vicine, poi di riprovare la notte di Natale, dove troveremo un Giove giallo così vicino alla Luna come mai lo è stato.
Quella notte ho cercato Orione e l’ho trovato: ero molto soddisfatta e ho convenuto con Lara “Con il naso in su, il cielo non è poi tanto lontano e difficile da capire”.
Luciana Beghé
ultimo aggiornamento della pagina: 17 dicembre 2012