Letture di Giorgia Castrogiovanni
“…il deserto ha molte cose belle, ma niente dà più pace agli uomini che lo trafficano che starsene supini la notte al cospetto del suo cielo. L’aria asciutta ha perso anche i minimi vapori del giorno e le stelle vengono giù a cascata da un soffitto basso basso colorato di un violetto traslucido come acqua; si direbbe che ti piovano addosso a catinelle. I profumi del deserto con il freddo sono svaniti, e non esiste intorno un rumore più consistente del respiro del tuo vicino steso poco più in là. Il giorno hai camminato, la sera hai guardato a oriente verso il tuo Dio e ti sei nutrito di poche cose grasse e buone. Hai bevuto l’acqua pura e dolce pescata giù in fondo al cuore del Sahara, e ora non ti resta che sistemarti al centro del cielo e metterti in pace con ogni cosa. Ed è quello che tutti fanno.” Maurizio Maggiani, “Il coraggio del pettirosso”.
Nessuno immagina un Sahara così. Dopo infinite dune dorate e nere rocce vulcaniche, diventa candido come la neve. Ed ecco apparire le opere d’arte della geologia, che si è sbizzarrita a scolpire, levigare ciottoli come cocomeri, plasmare colonne, monoliti di gesso ed enormi funghi di calcare, accecanti sotto il sole allo zenit. All’orizzonte sembrano colline ghiacciate o nubi cadute dal cielo o miraggi. E si “sente …il silenzio.
Luigi Tragni ha saputo catturare con la sua capacità di sensibile e appassionato fotografo questo miracolo della natura. Ne ha rubato i colori, ha fermato nuvole in fuga, ha imprigionato tramonti ardenti e notti rischiarate dalla Luna. Ad ogni immagine, nuovo stupore.
Il viaggio ha inizio dal Cairo straripante di folla variopinta, chiassosa, in un mercato pieno di suoni, odori, spezie, animali, pani e pesci che cuociono sulla pietra, volti sudati e occhi neri di bambini. Le strade sono per abitare, incontrarsi, comprare e viaggiare con tutti i mezzi più fantasiosi, in un caos fastidioso e vitale.
Segue, con un contrasto ancora più marcato, il silenzio che accoglie dopo.
Questa immensa fetta di Sahara orientale nasconde una storia antichissima. Da qui ha preso le mosse la civiltà egizia, fiorita poi lungo le rive del Nilo, da qui è passato Alessandro Magno, dopo aver fondato Alessandria, per raggiungere l’oasi di Siwa, per secoli il luogo più importante del deserto.
Sulle sue orme è passata poi la civiltà romana lasciando i suoi segni inconfondibili. È come sfogliare un libro di storia che lascia intravedere tra i frammenti delle sue pagine migliaia di tesori nascosti: tra questi, nell’oasi di Bahariya, la Valle delle Mummie d’Oro, una delle maggiori necropoli egizie. Ricca di più di diecimila sepolture di dignitari vissuti tra il IV e il I secolo a.C. è stata scoperta per caso. Racconta una storia inghiottita dalla sabbia e tornata alla luce col fascino misterioso delle mummie con le maschere dorate e gli occhi quasi parlanti.
Dalla storia dell’uomo alla storia della terra: in pieno deserto, nella Valle delle Balene, sono riaffiorati scheletri di balene con le zampe, vecchi di 40 milioni di anni e nel Jebel Qatrani montagne e montagne di conchiglie fossili: presenze remote, tenute in serbo perché “Il deserto è bello, un posto incredibilmente pulito e puro. Nulla ci può marcire lì: se una cosa muore si mummifica immediatamente e si pietrifica.” (Maurizio Maggiani).
Le suggestive immagini di Luigi Tragni ci hanno immerso in spazi sconfinati dentro silenzi mistici, oltre il nostro quotidiano.
Giorgia Castrogiovanni, con alcune letture, ha reso ancora più intensi i momenti della proiezione.
Luciana Beghé
ultimo aggiornamento della pagina: 20 maggio 2014
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“Silenziosa bellezza del deserto. Immagini di un viaggiatore””