Una donazione in memoria di Nicoletta
Una telefonata da Brescia, qualche tempo fa, ha sorpreso i Soci della Dante Alighieri. Il fratello della prof. di matematica Nicoletta Paris, nel 15° anniversario della morte della congiunta, ci ha espresso il desiderio di ricordare l’attaccamento di Nicoletta alla Società D.A. di Parma con una donazione. La notizia è circolata in fretta fra i tanti che la conoscevano e la stimavano come docente e donna di profonda cultura. Fra tutti, la sua alunna Anna Zaniboni Mattioli ha voluto ricordarla con queste delicate parole, capaci di esprimere gratitudine ad una insegnante che non si è fatta dimenticare:
“Quando nell’estate del 1985 si seppe che Nicoletta Paris sarebbe stata la nostra professoressa di matematica e scienze naturali alla scuola media Bottego, ci fu anche detto, da quelli che avevano fratelli grandi, che era un’insegnante severissima, ma molto giusta.
La signorina Paris, così infatti voleva e amava essere chiamata, entrò in classe il primo giorno di scuola con un’espressione volutamente dura, il registro e un pesante libro sotto il braccio. Si sedette alla cattedra e ci fissò negli occhi in silenzio uno ad uno. Eravamo tanti, troppi bambini un po’ spaventati e perplessi. Pochi istanti dopo i suoi occhi ci stringevano tutti in un unico ideale abbraccio e il suo sorriso era disarmante. Eravamo diventati i suoi nuovi studenti, i suoi ragazzi. Sapevo perché me lo aveva raccontato mia madre, che la signorina Paris era stata amica di mia nonna Lina. Per quello strano, ruvido senso di giustizia che hanno i ragazzi temevo che il profondo affetto che aveva avuto per mia nonna l’avrebbe portata a mostrare nei miei confronti
una predilezione. Non volevo essere considerata la sua “cocca”. Invece quell’elezione (che in effetti ci fu) non andò mai oltre la dolcezza dello sguardo. Quando mi guardava vedeva la nipote della sua cara Lina e per questo i suoi occhi sorridevano dolcemente, ma nient’altro. Ero una studentessa brava e diligente, ma il mio rendimento con lei doveva rimanere costante. Su questo era inflessibile e con me il suo raro rimprovero addolorato sapeva diventare più aspro e bruciante.
A volte, terminata la scuola, si fermava a pranzo da noi. Attendeva che tutti gli scolari se ne fossero andati a casa poi, scegliendo la strada più lunga e insospettabile (per quanto non dovesse percorrere che poche decine di metri) suonava il campanello. Per non commettere ingiustizia nei confronti dei miei compagni, durante quegli stralunati pranzi lei non parlava mai né della classe né di me, nemmeno se aveva appena finito di interrogarmi. Quasi io non fossi seduta allo stesso tavolo, le conversazioni erano solo un dolce fluire di ricordi lontani, di persone che non c’erano più, di anni malinconici al collegio, di tempi bui illuminati da lampi violenti di luce.
Non era difficile capire che, fra le materie di sua competenza, la sua predilezione andava alle scienze naturali e tale era la passione che metteva nell’insegnamento che riusciva a rendere appassionante anche la classificazione darwiniana delle specie animali. Animava periodicamente le lezioni con delle specie di gare a squadre, delle Olimpiadi delle scienze con tanto di premi e gratificazioni. Ricordo degli esaltanti pomeriggi di studio collettivi in cui, anche i meno “bravi” fra noi si accanivano per la vittoria e per eliminare gli avversari con domande difficilissime scelte con accurata perfidia.
Non ricordo se fu per la gita di seconda o terza media che la signorina Paris scelse, contro il parere di tutti gli altri colleghi, Pompei, Paestum, Ercolano e la reggia di Caserta. Fu certo per il suo amore dell’arte e della storia antica, ma forse dietro quella scelta ci dovevano essere ricordi lieti che però non volle mai rivelare. La settimana prima della partenza interruppe le consuete lezioni di matematica e scienze per parlare solo di quello che avremmo visto in gita: la storia e la vita quotidiana di una città strozzate dall’eruzione del vulcano, la bellezza di quelle strade e di quelle case, i teatri, le botteghe, le persone fermate per sempre così, in un abbraccio, in una fuga disperata o in ciò che stavano facendo al momento dell’esplosione. La ricchezza della reggia, dei giardini, l’arte del Vanvitelli. Ci chiedemmo allora e senza saperci dare una risposta, nell’ingenuità dei nostri dodici anni, perché lo facesse lei che insegnava matematica e non arte. La risposta la conosciamo oggi.
Scienze naturali, matematica, arte, storia, sempre vita strabiliante, sempre nuova ed immortale.
ultimo aggiornamento della pagina: 18 aprile 2013
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